Aperitivo dell'giovedì!!!Buon fin di settimana!!!

Feste tradizionali

Feste tradizionali

Le feste di paese sono momenti di aggregazione sociale della comunità, legata dalle stesse radici, dalla relazione con lo stesso territorio,  dalle stesse tradizioni. Attraverso esse le tradizioni rimangono vive, la gente è in festa.
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Le campane suonano a festa, la banda sfila tra le vie, tutta la gente festosa accorre nelle piazze. C’è un’aria diversa il giorno della festa! La festa del Santo patrono, la processione al santuario in alta montagna, la celebrazione della vendemmia o della mietitura erano un tempo le rare occasioni di festa in una vita dedicata esclusivamente al lavoro. Tra le feste patronali, che ogni parrocchia e molte cappelle frazionali festeggiano nella ricorrenza specifica, occorre
segnalare quella di San Grato, patrono di Aosta e dell'intera diocesi, celebrata ad Aosta il 7 settembre. Il momento più solenne della festa è la processione che porta per le vie del centro le reliquie del Santo, custodite nella preziosa cassa reliquiaria realizzata nel Medioevo; carattere più spontaneo hanno poi le iniziative di festeggiare con dei fuochi notturni certe date particolari: quella più sottolineata è il 29 giugno, ricorrenza dei Santi Pietro e Paolo, quando dei volenterosi si
spingono sulle principali cime valdostane per accendervi il fuoco rituale e per passare poi, ovviamente, la notte sulla vetta. Un certo rilievo ha anche il 24 giugno, festa di San Giovanni, specialmente nella zona di Gressoney-Saint-Jean, dove i fuochi sono accompagnati da brindisi e "spisie", tipici spuntini.




Le feste delle Guide Alpine

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La festa delle Guide Alpine cade in piena estate, esattamente il 15 Agosto, giorno in cui molte Società di Guide Alpine Valdostane organizzano, in varie località, sfilate in divisa e spettacolari esibizioni di abilità nell'arrampicata e nelle manovre in parete rocciosa.

Veillà di Etroubles

Passato e presente sulla via Francigena. Una veillà che evoca momenti d’antan.
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Etroubles si trova sulla via Francigena , il celebre percorso di pellegrinaggio che collegava le isole britanniche a Roma,attraverso l’Europa e il valico del Mont Joux (attuale Gran San Bernardo). Il borgo medioevale di Etroubles, ubicato nella parte media della vallata, ha svolto, sin dall'antichità, la funzione di piccola capitale locale, centro di guardia e servizi. La Pro Loco di Etroubles, dal 1984, propone, nel mese di agosto, la “Veillà”, una rappresentazione molto suggestiva. Per una sera, i suoi abitanti
rievocano i costumi del passato: lungo la strada principale del paese e nelle stradine laterali,vengono riproposti dal vivo ivecchi mestieri legati all'agricoltura (la lavorazione della fontina, la battitura del grano, l'allevamento delle pecore e lalavorazione della lana), all'artigianato (la battitura del ferro, i segantini, le sarte e la confezione di "landzette", costumi di carnevale della Coumba Freide – altro nome della valle - rievocanti il passaggio delle truppe napoleoniche), alla vita sociale (le lavandaie e il bucato alla fontana,
i giocatori alla morra, i contrabbandieri, gli spazzacamini, la maestra e gli scolari). Non mancano poi vari punti ristoro, con diverse specialità: grigliate miste con verdure, minestrone, panna con lamponi e bugie, la seuppa freida (pane nero,raffermo, imbevuto nel vino), caffèe vini valdostani. E poi ancora:tanta musica tradizionale dal vivo e la sfilata delle maschere.



Veillà di Cogne

Nel borgo di Lillaz , ai piedi del Gran Paradiso, la veillà estiva
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La "veillà", la veglia, era, fino a pochi decenni fa, il modo per stare insieme, nelle piccole comunità valdostane, durante le sere d'inverno. Radunati nella stalla di una famiglia del villaggio, i membri della comunità si dedicavano a piccoli lavori di manutenzione degli attrezzi agricoli, mentre si scambiavano le ultime notizie e si ascoltavano gli anziani narrare antiche storie e leggende del paese. Oggi, a Cogne, durante la veillà, i mestieri che si esercitavano nelle lunghe veglie invernali sono rievocati nelle stradine del vecchio
borgo di Lillaz. Si tratta di rappresentazioni di scene all'aperto di vita "cogneintse" comprendenti: artigianato (sculture e utensili in legno, pizzi al tombolo di abilissime merlettaiee ferro battuto), filatura della lana, battitura del grano, lavorazione del latte, nonché esposizione di attrezzi agricoli. E’ anche possibile degustare (a pagamento) prodotti gastronomici tipici, tra cui crema di Cogne, meculin e fiocca (una specie di panettone con panna montata), “polenta grassa” (polenta farcita con
fontina e burro), mocetta (simile alla bresaola) e pane nero.  Vi sono anche spettacoli folkloristici e corali.








Veillà di Arnad

Migliaia di presenze nel borgo in un suggestivo momento di aggregazione
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Le veillà, veglie, indicano le lunghe serate invernali che si trascorrevano nella stalla, a chiacchierare, giocare a carte, intagliare piccoli pezzi di legno e svolgere i lavori di manutenzione degli attrezzi agricoli, mentre le donne filavano o facevano la maglia. Oggi, sono per lo piùmanifestazioni che mettono in mostra la vita del passato, evocando mestieri antichi eattività proprie del mondo contadino, a scopo principalmenteturistico. Anche la veillà di Arnad, borgo nella bassa Valle d’Aosta, non si discosta da questa descrizione, salvo per
un fatto: qui la festa, alla quale sono benvenuti i turisti, viene “pensata” per la popolazione. Così, lungo un percorso che coinvolge la frazione Ville, abitata fin dall’anno 1000, tutti gli abitanti si fanno parte attiva per far rivivere il passato; si osservano: lastalla, la cantina, lo spiazzo per la preparazione del carbone di legnadestinato alla forgia del fabbro, il castello di tronchi, con sega verticale azionata da 2 uomini, labattitura del grano, la pelatura delle castagne secche e la pettinatura delle fibre di canapa, che dopo essere
state filate, venivano portate a Champorcher, per la tessitura. Il percorso ha un ingresso a pagamento; all’interno, è possibile gustare prodotti tipici (lardo di Arnad, seupé, mahishtra de grì, bignet di mele e fiocca macchiata con caffè macinato). E’ un centro abitato che, per una sera, torna ad animarsi, fervente di attività, come nel passato. La veillà ha cadenza biennale.





Altre veillà

Magiche atmosfere notturne trasportano i valdostani indietro nel tempo
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La notte tra il 30 e il 31 gennaio, in occasione della tradizionale Fiera di Sant’Orso, ad Aosta, è tempo di"Veillà", termine franco-provenzale, oggi indicante un suggestivo convivio notturno. È l'invito alla festa e all'incontro, lungo le vie del centro storico, quelle dei poeti valdostanicelebrati nelle raccolte letterarie. Nonostante le basse temperature, tipiche dei "giorni della merla", le strade sono stracolme: migliaia di persone prendono parte al consueto "giro delle crotte", caratteristiche cantine del centro storico, aperte proprio per l'occasione, dove per
riscaldarsi, basta … un bicchiere divin brulé . Il ritrovo nella "crotta" fa parte, da sempre, della tradizione valdostana e si lega ai prodottienogastronomici, al vino, ai formaggi, ai salumi ma, soprattutto, alla voglia di stare insieme. I nostri vecchi passavanomolto tempo accanto al focolare o nella stalla, avevano meno distrazioni e si conoscevano intimamente. Passeggiando per le vie, s’incontravano: il ciabattino intento a costruire i "sabot", ipaesani che battevano il grano, ipastori che tosavano le pecore,donne intente a filare la
lana e gruppi di persone che cantavano o raccontavano storie;spesso si vedevano spazzacamini, indaffarati, sui  tetti in lose. La Veillà di Valtournenche si svolge, invece, per le viuzze del villaggio di Cretaz; molti sono gli antichi mestieri riproposti davolontari. Hanno luogo veillà anche a La Magdeleine, Saint-Nicolas (Fossaz e Vens), Morgex eChalland-Saint-Victor.





La Festa della Valle d’Aosta




































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festival artisti di strada








le veilla a Cogne













giochi tradizionali:Rebatta

Rebatta

Sport tradizionale praticato da primavera ad autunno sul pianeggiante fondo valle
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Nel gioco della rebatta si contrappongono due squadre di 5 giocatori, ognuno dei quali dispone di 20 “ battute” ( batua tsachà ) .La vittoria è determinata dalla somma dei punteggi ottenuti (1 punto ogni 15 metri) nei lanci individuali della rebatta , pallina dilegno (generalmente in radice di bosso - 28 mm di diametro e peso di 25/40 g), coperta di chiodini in ottone o ferro e tinta di bianco per renderla visibile nell’erba. La rebatta viene colpita con una mazza chiamata masetta omaciocca , composta da due parti unite tra di loro: quella
finale ( maciocca ) è un prisma di legno duro e pressato che si innesta su un bastone di legno (bâton ). L’attrezzo completo è lungo tra i 100 e i 145 centimetri e ha un peso variabile da 400 a 700 g. Per la maciocca si usa generalmente legno di noce, mentre lo bâton è in legno di frassino. Completa il set la fioletta(detta anche pipa levoù crouì ),è un attrezzo a forma di pipa in legno, con alla base una piastrina di metallo ( desot ) che serve da leva per sollevare a mezz’aria la rebatta, affinché il giocatore la colpisca al volo. Il campo di gioco
è un prato sul quale sono tracciate, a spina di pesce, delle linee distanti 15 metri l’una dall’altra. Il giocatore, dalla zona di battuta ( plase ), adagia larebatta nell’incavo della fioletta , ne percuote il beccuccio con lamasetta , facendo schizzare in aria la pallina, che viene colpita al volo per lanciarla il più lontano possibile e conseguire il maggior punteggio.




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giochi tradizionali:Tsan

Tsan

Pallina, bastone e palette di legno: ecco i materiali per il “Baseball alla valdostana”
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Il gioco è diviso in due fasi distinte: nella prima, analogamente al baseball, c'è ilgiocatore di una squadra al lancio (tsachà), e l'altra squadra schierata in difesa. Il lanciatorecolpisce lo tsan (pallina di legno),posto in equilibrio sulla pertze(lunga pertica), e cerca di farlo cadere all'interno del terreno di gioco; se vi riesce ottiene unaboun-a. La squadra in difesa deveinvece intercettare lo tsan con il palet prima che tocchi terra; l'intercettazione è segnalata dal secco rumore della pallina sulla paletta di legno, talora lanciata
al volo; se ciò accade, o se lo tsan finisce fuori dal campo per 3 volte,il lanciatore viene eliminato e sostituito. Quando tutti i giocatori di una squadra si sono succeduti alla tsachà, si passa alla 2^ fase: ogni lanciatore ha diritto ad una nuova serie di lanci (paletà) in numero pari alle boun-e realizzatein 1° fase. Questa volta lo tsan viene alzato in aria (servìa) da un giocatore avversario. Il lanciatore, ora battitore, usa una specie di racchetta (piota) per controllare la servìa, facendo rimbalzare lo tsan una o due volte,
per poi scagliarlo il più lontano possibile. La distanza raggiunta si trasforma in punteggio, in ragione di un punto al metro. Quando tutti i lanciatori hanno effettuato le paletà a cui avevano diritto, le squadre si scambiano i ruoli. Una partita prevede che entrambe le squadre si cimentino due volte perfase e vinca la squadra che totalizza più metri con le paletà.






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Mucche e Reines

Mucche e Reines

Mucche e “Regine” valdostane, esemplari davvero speciali
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Le razze bovine valdostane si distinguono per la loro particolare rusticità e per la duplice vocazione produttiva: carne e latte. Sono bovini particolarmente agili sul terreno montano, adatti ai climi difficili, resistenti alle malattie, longevi e prolifici. LaFontina , noto formaggio DOP, viene prodotta esclusivamente con latte di mucche di razza valdostana, nutrite con foraggi ed erbe locali. La razza Valdostana Pezzata Rossa, introdotta in Valle d'Aosta dai Burgundi verso la fine del V secolo, vanta una produzione di latte apprezzabile,se rapportata alla
taglia dei suoi esemplari e alledifficili condizioni ambientali d'allevamento. Le altre due razze, la Valdostana Pezzata Nera e la Castana, si caratterizzano per untemperamento vivo e bellicoso, che le vede affrontarsi in combattimenti primaverili, al fine di stabilire la gerarchia all'interno della mandria. Quest’attitudine naturale delle bovine, insieme alla passione degli allevatori, ha dato origine alle " Batailles de Reines " (Battaglie delle Regine), manifestazioni incruente diffuse in tutta la regione. Dalla primavera all’autunno vengono organizzate diverse
eliminatorie, per categorie di peso, cui assistono, oltre ai proprietaridegli animali, anche numerosi appassionati e turisti, che approfittano di una giornata all'aria aperta per godere di uno spettacolo inusuale. Le “Reines” vincitrici delle selezioni si ritrovano ad ottobre per la finale, che si svolge, con grande partecipazione di pubblico, all'arena della "Croix Noire" diAosta.




Web

Leggenda del Monte Bianco

Il Monte Bianco




Attorno al Monte Bianco s‘intreccia un vero groviglio di leggende. La tradizione vuole che il ghiacciaio, tutto o in parte, sia prigione eterna di spiriti maligni. Gli esorcismi del curato di Cogne vi confinarono i “manteillon“, costringendoli ad intrecciarvi funi con la sabbia; la potenza di un mago venuto d’ Oriente imprigionò tutti i geni nefasti della Valle d‘Aosta nella gigantesca torre del Dente del Gigante; il candore di un fraticello senza macchia relegò tra i ghiacci i diavoli che infestavano la Val Veny… ed un misterioso viandante vi seppellì gli spiriti malvagi di cui pullulava l‘antico Mont Maudit. Generosamente accolto ed ospitato dagli abitanti del borgo che sorgeva ai piedi del monte, il mendicante promise di intercedere presso il Cielo, perché li liberasse dai geni del male che infestavano la zona. Ed ecco che la neve incominciò a cadere sulla montagna maledetta, ricoprendola in breve di una candida coltre, che per sempre rinserrò gli spiriti immondi. Da allora il massiccio cambiò il suo esecrato nome in quello augurale e sereno di Monte Bianco. 
Tratto da “Il fiore del leggendario valdostano” di Tersilla Gatto Chanu Edizioni Emme/Torino

Miti e leggende in Valle d’Aosta

Miti e leggende in Valle d’Aosta

I protagonisti delle nostre tradizioni fantastiche
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Miti e leggende (dal latino: "degne d'esser lette") sono, com'è noto, narrazioni legate alle tradizioni dei popoli, i cui protagonisti avvicinano creature di dimensioni intangibili - dei, eroi, streghe, fantasmi, demoni o santi. A volte, i racconti parlano delle origini fantastiche della morfologia ambientale o di eventi e personaggi storici trasformati dalla fantasia; sulla verità delle narrazioni ogni giudizio è ovviamente … sospeso, come di fronte ai mondi della magia o della fiaba, ma questo velo di spiritualità alimenta fasi rituali in cui miti e leggende si fanno canovacci per feste popolari , con la significativa funzione di rinsaldare i legami d'appartenenza alle comunità. Esistono diverse raccolte, anche di valore letterario, dei miti e delle leggende valdostane e sarebbe difficile dar conto di tutte le narrazioni, spesso multiformi per sfumature. Alcune avvolgono nella fantasia la nascita e la trasformazione dimontagne , laghi, piante e fiori ; altre narrano di azioni … “diaboliche” – il diavolo compare assai spesso nella tradizione locale.
Un certo numero di storie s'avvicina ai temi della fede e “dialoga” con voci d'altre dimensioni; i santi vengono celebrati per le loro intercessioni con Dio, che generano piccoli miracoli – ricorrono, tra tanti, i nomi di S. Martino, S. Orso,  S. Anselmo e  S. Bernardo (gli ultimi 2 hanno segnato significativamente la cultura del proprio tempo). Molto presenti nella tradizione narrativa sono anche le streghe; le loro storie intrecciano fantasia e realtà, in una regione in cui gli storici del passato hanno lungamente negato la presenza dell'Inquisizione. Solo di recente, si è giunti ad attribuire inchieste sul tema  a membri dell'ordine dei frati minori o al procuratore fiscale (figura ecclesiastica). E' degna di nota la particolarità per cui alle donne inquisite di stregoneria veniva spesso garantito il diritto alla difesa, tramite un esperto giuridico: una forma di garanzia non sempre applicata in contesti paralleli. Ifantasmi, spesso protagonisti della leggenda applicata a letteratura e celluloide (“ghost stories”), compaiono nei racconti e
nelle forme più moderne del passaparola popolare: riviste “dark”, blog e siti web. Ecco qualche citazione (col sorriso della fantasia e il beneficio d'inventario): si raccontano le ”presenze” di un armigero del 1600 nel castello di Saint Marcel , di una donna morta per un reato non commesso, nel 1500, nelcastello di Quart e dello spirito della Contessa Bianca Maria di Challant nel castello di Verrès , da lei abitato tra il 1522 ed il 1525. Bianca Maria aveva appena vent'anni quando, a causa di una falsa accusa, venne processata e condannata alla decapitazione. Si racconta che il suo fantasma appaia, in estate, nei pressi della fontana ottagonale collocata nel cortile del castello.














Lovevda